Guardare all’esperienza che la giunta Raggi sta conducendo a Roma permette, a chi si mette nelle condizioni per vederlo, di comprendere bene il ruolo del Vaticano nel nostro paese.
La Raggi ha commesso tre imperdonabili peccati nei confronti della Corte Pontificia: già in campagna elettorale ne ha minacciato gli interessi, dichiarando l’intenzione di mettere fine a parte dei suoi privilegi a cominciare dall’esenzione dell’IMU, che da sola vale milioni e milioni di euro risparmiati dal Vaticano e non incassati dal Comune; dopo l’incontro col Papa del luglio scorso, ha disertato iniziative e incontri pubblici come a settembre la festa in Vaticano dell’Azione Cattolica, mettendo in discussione e in imbarazzo alte autorità ecclesiastiche; infine ha celebrato i primi matrimoni gay previsti dalla legge Cirinnà, proprio a Roma, dove le unioni civili costarono già care a Marino…
Governare senza la benedizione di San Pietro? La risposta del Vaticano è stata repentina e dura. Dalle pagine dell’Osservatore Romano alle dichiarazioni del Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Parolin, e del Segretario della CEI, monsignor Galantino, fino alle manovre che da più parti e simultaneamente hanno preso di mira una Giunta che non ha neppure avuto il tempo di nascere. Se le manovre occulte sono la specialità dei funzionari del Vaticano, quelle aperte e dispiegate sono la dimostrazione della rete che i vertici della Repubblica Pontificia muovono per “normalizzare” una situazione che normale non può più tornare: se Marino è stato affondato sotto i colpi di Mafia – Capitale (pur essendo uno che ha retto il sacco) alla Raggi sono state lanciate contro le Olimpiadi, attorno al rifiuto delle quali sono arrivati gli strali da destra e da manca.
Interessante, ai fini della comprensione di cosa è e cosa rappresenta il Vaticano per il nostro paese, vedere che contro la Raggi si è mossa una “armata” che comprende giornalisti e opinionisti, politicanti di ogni schieramento e di ogni rango, gente dello spettacolo e dello sport, portavoce di comitati, di commercianti e chi più ne ha, più ne metta. E’ la dimostrazione pratica di cosa significa “metterne dieci contro uno”, il Vaticano lo ha fatto.
Da quando la Raggi ha vinto il ballottaggio è andato in scena un linciaggio mediatico e politico che è la minima, infinitesimale, parte di quello che i vertici della Repubblica Pontificia saranno disposti e costretti a rivoltare contro le Amministrazioni Locali di Emergenza e contro il Governo di Blocco Popolare. Un linciaggio che prevede corruzione, compravendita di casacche, valori, convinzioni e voti, scandali, colpi di mano, campagne denigratorie, denunce, esposti, manipolazione dell’opinione pubblica, ecc. Insomma, l’armamentario con cui la classe dominante regola le sue contraddizioni interne, fra una fazione e l’altra. Ma prevede anche il sabotaggio, i metodi extralegali ed extragiudiziari, “le vie di fatto”, il terrorismo. Quanto più la classe dominante attacca, quanto più il Vaticano mostra la sua natura e i suoi interessi, tanto più è in difficoltà, allo sbando.
Sì, governare senza la benedizione di San Pietro è possibile. Lo scontro sull’amministrazione di Roma si manifesta come lo scontro fra vertici della Repubblica Pontificia e M5S, ma il suo contenuto è lo scontro fra vertici della Repubblica Pontificia e organizzazioni operaie e popolari, di cui l’amministrazione di Roma è il pretesto, il contesto e l’oggetto del contendere. Fra il “buon governo” di Rutelli, Veltroni e Alemanno e “l’incapace Raggi”, le condizioni più favorevoli per le organizzazioni operaie e popolari sono quelle attuali.
Per il ruolo che ha nel paese imporre a Roma un’Amministrazione Locale che opera con misure straordinarie e di emergenza su mandato delle organizzazioni operaie e popolari apre la strada (si combina, favorisce, alimenta) a molte altre negli altri comuni, apre la strada all’imposizione del Governo di Blocco Popolare.