Quando parliamo di “costruire un altro mondo possibile” c’è chi intende che tale mondo possibile possa essere costruito perché gli esponenti della classe dominante capiscono che il mondo che viviamo non può andare avanti così, che condividono che “ci sono troppe ingiustizie”, che capiscono d’un colpo (o magari aiutati da una grande mobilitazione di protesta) che devono privarsi di privilegi, ricchezze, autorità a beneficio di una sistema più democratico. Ecco, questo è il mondo impossibile.
L’altro modo molto in voga di aspirare a un altro mondo “impossibile” è quello di convincersi che da un momento all’altro, alle condizioni attuali, le masse popolari possano insorgere e sostituirsi alla classe dominante, dirigere la società intera sulla base del comune buon senso: questa fantasia è spesso accompagnata dalla concezione che la rivoluzione scoppia per cause oggettive (il peggioramento generale, l’avanzamento della crisi, ecc.).
Fra il primo e il secondo modo di perdere tempo a sognare ad occhi aperti vi è la differenza sostanziale che i sognatori del secondo tipo concepiscono, a differenza del primo, che il motore della rivoluzione sono le masse popolari, ma le idealizzano, le mitizzano, salvo poi denigrarle perché oggi non sono come vorrebbero che fossero. In verità nessuno è capace di fare ciò che non ha mai fatto, ciò che è stato educato a non fare, cioè le masse popolari non possono essere capaci di dirigere la società ed è abbastanza normale che nemmeno abbiano piena coscienza di poterlo fare (e l’aspirazione a farlo).
Messa in questi termini chiunque, i più incalliti fautori della richiesta di buon senso alla classe dominante come i più incalliti promotori della teoria che la rivoluzione scoppia, si può rendere conto che si tratta in entrambi i casi di una caricatura storpia della lotta politica rivoluzionaria.
Per riportare il discorso coi piedi per terra: l’unico altro mondo possibile è il risultato della mobilitazione cosciente e organizzata del grosso delle masse popolari. Significa che prima di tutto devono essere le masse popolari a concepirsi classe dirigente e imparare a dirigere qui e ora la società e porsi l’obiettivo di dirigerla tutta, per intero. Questo è il percorso di costruzione della rivoluzione socialista.
Ma come possono le masse popolari che la borghesia e il clero escludono dalla vita politica, dalla conoscenza, dalla comprensione delle cose e in cui diffondono con ogni mezzo sfiducia e abbrutimento (questo è il pilastro principale della controrivoluzione preventiva), concepirsi classe dirigente e imparare a dirigere qui e ora la società e porsi l’obiettivo di dirigerla tutta, per intero? Attraverso l’opera del partito comunista e attraverso l’opera delle organizzazioni di massa in cui si aggregano e si formano gli esponenti più avanzati delle masse popolari, che organizzano e mobilitano il resto delle masse popolari da cui reclutano sempre nuovi compagni, che conducono le masse popolari a compiere un’esperienza diretta di lotta e di governo in piccolo della società che è una scuola di comunismo, la costituzione del Governo di Blocco Popolare e, prima ancora, la creazione delle condizioni per costituirlo.
Non è un processo lineare e indolore, la classe dominante non lascerà nulla di intentato per impedirlo. Sarà una guerra, è una guerra. E’ una guerra rivoluzionaria, che si costruisce tappa per tappa, un passo dopo l’altro. E che necessita di uno stato maggiore, il partito comunista, che la promuove e la dirige in modo tale da costruire attorno a sé la rete di organizzazioni operaie e popolari che via via imparano a combattere la guerra e a dirigere parti crescenti della società: si tratta della costruzione del Nuovo Potere.
Questo movimento soggettivo si combina con il movimento oggettivo del corso delle cose: la crisi generale ha creato una situazione di emergenza in cui le attuali classi dominanti non possono, non riescono e non vogliono prendere le (uniche) misure necessarie per farvi fronte e superarla: dovrebbero ”farsi da parte” e permettere alle masse popolari di assumere la direzione del paese, il potere. Le sole misure che le attuali classi dominanti riescono a prendere sono quelle che spingono verso la mobilitazione reazionaria (guerra fra poveri e guerra fra stati): è urgente, necessario, costruire un’alternativa ai vertici della Repubblica Pontificia anche se questa alternativa oggi non può (ancora) essere una società socialista. Per dirla meglio: è necessario che le masse popolari organizzate costruiscano un’alternativa ai vertici della Repubblica Pontificia per salvare il paese dalla catastrofe e per avanzare (attraverso l’esperienza pratica, facendone una scuola di comunismo) nella costruzione della rivoluzione.
Poco importa se a questo punto del ragionamento qualcuno accamperà che “le masse popolari non hanno la coscienza adeguata per farlo”, la verità è che il problema principale non è nell’attuale coscienza delle masse popolari, ma in quella di chi aspira ad essere lo stato maggiore che le guida, le orienta, le forma e le organizza; di chi ha l’ambizione di avere un ruolo positivo e dirigente. Chi oggi vuole “fare la rivoluzione” (vuole costruirla) deve lavorare per la costruzione di un governo di emergenza popolare.
Il Governo di Blocco Popolare per fare fronte da subito agli effetti più gravi della crisi. La fase acuta e irreversibile della crisi, per la classe dominante, è la fase della catastrofe imminente, dato che non ha la possibilità né la volontà di farvi fronte. Le masse popolari organizzate possono invece farvi fronte, prendendo esse stesse l’iniziativa di indicare le misure necessarie per farlo, mobilitandosi per attuarle e mobilitando il resto delle masse popolari, mobilitando ad assumersene la responsabilità e a dargli forza di legge i soggetti che già oggi godono della fiducia e del seguito di larga parte della società (sono i personaggi che ereditiamo dal movimento della sinistra sindacale e dal sindacalismo di base, dalla sinistra borghese, dalla società civile) e che per avere un ruolo positivo in questo contesto devono formare il governo di emergenza popolare. Nulla di astratto, si tratta di applicare caso per caso e zona per zona le misure necessarie, che a livello generale sono sintetizzate nelle seguenti sei:
1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa),
2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
3. assegnare a ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato),
4. eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti,
5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,
6. stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
Il Governo di Blocco Popolare per avanzare verso il socialismo. Il governo di emergenza popolare è la massima forma di potere popolare stante il permanere di una società capitalista (e delle classi che la dirigono). E’ una fase transitoria e contraddittoria in cui il compito principale dei comunisti è favorire la costruzione del Nuovo Potere. Non sarà un periodo di pace, ma un periodo in cui le forze contendenti si scontrano in mille scaramucce e si preparano allo scontro frontale: le masse popolari con l’obiettivo di abbattere il capitalismo e cancellare la borghesia e il clero, la borghesia e il clero con l’obiettivo di sottomettere nuovamente le masse popolari al ruolo di carne da cannone e carne da macello, da impiegare negli scontri con altri stati e altri gruppi imperialisti.
Una fase del tutto simile a quella che indichiamo come quella del governo di emergenza popolare nella storia si è ripetuta più volte: dalla rivoluzione russa a quella cinese, dai governi di Fronte Popolare in Francia e in Spagna al governo Allende in Cile. Gli esiti sono stati differenti, ma la particolarità di quello che stiamo costruendo oggi (il socialismo in un paese imperialista) sta nel fatto che è la prima volta nella storia che i comunisti sono consapevoli di quello che stanno facendo e pongono il governo di emergenza popolare come obiettivo tattico per avanzare nel processo di costruzione della rivoluzione. Questo rende la sua costruzione più semplice, la sua funzione più efficace, le contromisure della classe dominante meno incisive.
Si tratta di quella grande e complessiva scuola di comunismo che le organizzazioni operaie e popolari devono fare per avanzare nell’assunzione del ruolo di classe dirigente della società.
L’aspetto principale e determinante è il ruolo di oggetto e soggetto della rivoluzione che hanno le organizzazioni operaie e popolari. Sono loro il motore del processo, sono loro che fanno la rivoluzione, sono loro che scrivono la storia.
Le condizioni necessarie alla costruzione del Governo di Emergenza Popolare dipendono da quanto e da come i comunisti sono capaci (hanno chiaro e riescono) ad elevare il ruolo, la comprensione di se stesse, la comprensione delle cose (concezione) alle organizzazioni operaie e popolari:
– agitare, spiegare, argomentare cosa è, in cosa consiste, come si forma il governo di emergenza popolare (propagandarlo affinché diventi un obiettivo via via sempre più cosciente),
– moltiplicare il numero delle organizzazioni operaie e popolari, in modo che raccolgano il grosso di quei settori che si mobilitano, che si attivano e che cercano una soluzione agli effetti della crisi; elevare la loro organizzazione (aiutarle, sostenerle affinché imparino a fare meglio quello che già fanno, aiutarle e sostenerle a raggiungere gli obiettivi che si pongono); elevare la loro concezione (cioè il fatto di iniziare a concepirsi non più solo come organismi che rivendicano, ma come organismi che iniziano a dirigere parti della società),
– promuovere, favorire, alimentare il coordinamento fra organizzazioni operaie e popolari fino a costruire una rete che si estende a livello nazionale e comprende i principali settori della società.
A queste tre condizioni se ne aggiunge un’altra: rendere ingovernabile il paese a ogni governo che sia emanazione ed espressione dei vertici della Repubblica Pontificia. E in questo senso anche le lotte rivendicative, hanno un valore, un senso e un ruolo importante.