Le Cinque Giornate di Milano e i Moti del ‘48

Le Cinque Giornate di Milano e i Moti del ‘48

Questa settimana ricorre l’anniversario delle Cinque giornate di Milano (18 – 22 marzo 1848), un evento che si inserisce nei moti rivoluzionari del ’48, culminati con le rivoluzioni borghesi in tutta Europa e l’affermazione della borghesia come classe dominante. Approfittiamo di questa ricorrenza per approfondire questo evento, la rivoluzione borghese in Italia e le sue caratteristiche.

Il 17 marzo nella città di Milano si diffonde la notizia dell’insurrezione popolare di Vienna (il cuore dell’Impero austriaco). I milanesi, ostili al dominio austriaco, decisero di approfittare della situazione per organizzare una grande manifestazione davanti al palazzo del governatore e richiedere alcune concessioni, quali: abrogazione delle leggi repressive, libertà di stampa, ecc.

Il 18 marzo la manifestazione “pacifica” si trasformò ben presto in un assalto, costringendo gli austriaci a firmare una serie di concessioni. Da qui, in tutta Milano, cominciarono gli scontri.

Il 19 marzo i milanesi avevano allestito circa 1.700 barricate in tutta la città. Gli insorti non avendo armi da fuoco cominciarono ad usare i fucili esposti nei musei, le strade vennero dissestate e coperte di ferri e vetri per ostacolare l’accesso della cavalleria austriaca. I rivoltosi salirono sul Duomo di Milano e posero simbolicamente il tricolore italiano sulla guglia della madonnina. La resistenza fu organizzata costruendo mongolfiere per l’invio di messaggi fuori le mura. Gli astronomi sorvegliavano il nemico da torri e campanili, alcuni giovani agivano da staffette porta ordine. Nello stesso giorno venne fondato un consiglio di guerra che prese il comando delle operazioni e nella notte tra il 21 e il 22 marzo diede vita al Governo Provvisorio.

La sera del 22 marzo Milano era liberata, ma sin da subito all’interno del Governo Provvisorio si scontravano la linea dei moderati (che cercavano un accordo con il Regno di Sardegna per cacciare gli austriaci dal suolo italiano) e la parte più radicale (ostile al Regno di Sardegna e favorevoli ad una rivoluzione repubblicana). La linea che prevalse fu’ quella di coloro i quali (di estrazione nobiliare) aspiravano alla fusione con il Piemonte che portò alla sconfitta e al rientro degli austriaci a Milano il 5 agosto.

Il 1848 è l’anno che segna la fine delle rivoluzioni borghesi e la trasformazione della borghesia da classe rivoluzionaria in classe reazionaria. Per i proletari e la classe operaia l’unica soluzione era la rivoluzione proletaria e il nascente movimento comunista che proprio in quell’anno vide la pubblicazione del suo documento fondativo, il Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels.

“La storia di ogni società finora esistita è storia di lotte tra classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola oppressori e oppressi sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese: una lotta che finì sempre o con una trasformazione di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta”.

  • K. Marx – F. Engels, Manifesto del partito comunista (1848).

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