Dal 14 al 17 agosto si è svolta a Massa la Festa nazionale della Riscossa Popolare.

Per quanto riguarda un bilancio complessivo, benché parziale, riportiamo quanto scrivono i compagni della Federazione Toscana:

“E’ stata un’edizione di cui siamo molto soddisfatti per gli obiettivi politici, economici e organizzativi raggiunti e per le prospettive di lavoro da mettere in campo fin da subito a Massa, nei territori dove siamo presenti e anche in quelli dove ancora non abbiamo Sezioni, ma che hanno visto la partecipazione di compagni che vi abitano e lavorano: dalla Sardegna e da Piombino, per citarne alcuni.

Abbiamo vissuto e fatto vivere cosa significa festa politica e popolare con i momenti di studio e formazione, nei dibattiti e nel tavolo donne, con i concerti e gli spettacoli teatrali, il torneo di calcetto e la gita collettiva a Forno del 16 agosto, con la partecipazione (molto gradita) di altre organizzazioni come Acad e la squadra di calcio popolare Spartak Apuane. E’ con questo spirito che abbiamo coinvolto anche diversi esercizi commerciali e professionisti del territorio che hanno dato il loro contributo materiale ed economico alla Festa, non limitandoci allo “sponsor” ma sviluppando il dibattito sulla crisi generale in cui siamo immersi (che li colpisce direttamente) e le vie per uscirne.

I due dibattiti principali, nonostante il periodo vacanziero, hanno visto la partecipazione di decine di persone e in particolare hanno partecipato esponenti politici come il deputato del M5S Ricciardi, le organizzazioni P101, Essere Sinistra e il Comitato 25 Aprile della Val d’Elsa, rappresentanze di lavoratori di Sanac, Rational e indotto GE di Massa, delle acciaierie ex Lucchini di Piombino, della Bekaert (ex Pirelli) di Figline Valdarno, della Piaggio di Pontedera, della Maserati di Grugliasco (TO).

Durante la festa abbiamo svolto tre seminari sul marxismo con 35 partecipanti in larga maggioranza esterni al Partito, mentre al Caffè Letterario si sono svolti incontri sul Donbass, sullo stakanovismo e la lettura collettiva di un articolo de La voce del (nuovo)PCI e stralci del libro Il ciclone Natascia sull’emancipazione della donna nell’URSS.

Gli spettacoli teatrali e i concerti hanno coinvolto il pubblico per il taglio prettamente politico che gli abbiamo dato: i concerti sono stati intervallati da interventi dal palco compreso quello di Adelmo Cervi, mentre gli spettacoli teatrali erano ispirati al lavoro del marmo, quindi alla contraddizione ambiente-lavoro, e ai reparti confino della FIAT, quindi alla repressione aziendale: due tematiche di grande rilievo nella lotta di classe odierna.

Tutto questo è stato realizzato con successo nonostante le continue provocazioni e minacce del Presidente del Consiglio Comunale di Massa Stefano Benedetti che quotidianamente ha inviato i vigili urbani (fino al loro comandante) per cercare di ostacolare il proseguimento della Festa, arrivando a invocare lo sgombero del campeggio che ospitava i compagni e le compagne impegnati nei lavori. Non ci siamo scomposti di fronte a un’arroganza che conosciamo ormai bene di chi cerca in ogni modo di impedire il legame e l’organizzazione fra i comunisti e le masse popolari, di chi non trova di meglio da fare che impiegare tempo e fiato in abbaiate che non spaventano nessuno, anziché occuparsi dei problemi reali del territorio massese: lo stato catatonico in cui versano servizi come trasporti e Sanità, il dissesto idrogeologico e l’abbandono dei quartieri popolari, la dismissione dell’apparato produttivo che dalla Rational a GE porta Massa ad avere le percentuali di disoccupazione più alte del Centro Nord del paese. Questi sono i reali problemi in cui mettiamo quotidianamente le mani insieme alle organizzazioni operaie e popolari per costruire l’alternativa politica dal basso e da cui Benedetti si tiene a debita distanza facendo di tutto, anzi, per distogliere l’attenzione delle masse popolari. Questi sono stati i punti di principio che abbiamo opposto a Benedetti e a chi gli ha dato spago per ribadire che la Festa della Riscossa Popolare non si sarebbe fermata”.

Per quanto riguarda il contenuto politico della Festa, senza ripetere quanto introdotto dal comunicato, ci soffermiamo sui due dibattiti principali.

Il dibattito del 14 agosto aveva al centro della discussione la natura, il ruolo e l’opera del governo di emergenza che serve al paese per fare fronte agli effetti della crisi, trattiamo qui solo due dei temi discussi e rimandiamo alla registrazione video pubblicata anche sul sito del P.CARC per gli approfondimenti.

In primo luogo è emerso chiaramente il tema della sovranità nazionale, argomento che nel campo della sinistra, delle organizzazioni e dei partiti che raccolgono la base rossa (i compagni e le compagne che “hanno la falce e il martello nel cuore”) è oggetto di dibattito e confronto. La sintesi che il P.CARC ha portato alla discussione è che: “conquistare la sovranità nazionale” vuol dire rompere le catene della UE (questione del debito pubblico, dei patti di stabilità e il pareggio di bilancio in Costituzione), rompere la sudditanza agli imperialisti USA (no alle basi e agenzie NATO, no all’uso del nostro paese come retrovia delle guerre degli imperialisti USA), rompere il ruolo della Corte Pontificia di governo occulto del nostro paese (abolire i Patti Lateranensi) e si traduce concretamente nell’iniziativa per tenere aperte e in funzione in Italia le aziende. Altre formulazioni riducono la sovranità nazionale alla sovranità monetaria (che permette di svalutare la moneta, quindi di rendere più competitive le merci italiane, ma la crisi in cui siamo immersi non è una crisi per sovrapproduzione di merci, è crisi per sovraccumulazione di capitale) o alla sottomissione del nostro paese a uno dei principali poli imperialisti (UE o USA).

In secondo luogo è emerso chiaramente dal dibattito il timore che l’attuale situazione politica sia la premessa di una svolta fascistoide del paese (posizione che fa il paio con l’indicare la svolta politica in atto come “un epocale spostamento a destra”). Questa posizione è stata espressa chiaramente da un esponente di Camping-CIG di Piombino, ma è rappresentativa di un’ampia area di compagni e di compagne (e il timore esiste anche fra alcuni dei nostri compagni). E’ del tutto inutile rispondere a chi fa presente questa paura che, al contrario, “la situazione è favorevole”. In effetti la crisi in cui siamo immersi ha solo due sbocchi: la mobilitazione reazionaria o la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari (vedi l’articolo “La Carovana del (nuovo)PCI, la rivoluzione socialista

e la linea del Governo di Blocco Popolare” a pag. 1), la risposta che abbiamo dato e ci sentiamo in dovere di dare ai compagni che sollevano il dubbio o la paura del futuro è che per milioni di lavoratori la via più positiva e conveniente non è quella della mobilitazione reazionaria, ma quella della mobilitazione rivoluzionaria. Serve a poco, anzi a volte da’ il risultato opposto, continuare a descrivere una situazione “disastrosa” anziché indicare cosa è possibile fare, da dove partire, quali iniziative prendere, a quali appigli aggrapparsi e su quali leve fare forza. Tutti aspetti che anche dal dibattito sono emersi chiaramente, grazie al contributo degli operai che hanno partecipato o che hanno mandato un intervento scritto. (FCA, Piaggio, Ex Lucchini, Rational).

Il dibattito del 17 agosto è stata una bella occasione in cui, come da vari anni è tradizione, in estate i rappresentanti di alcuni dei gruppi operai più avanzati della Toscana si incontrano per scambiare esperienze e ragionamenti e per fare il punto della situazione. Oltre alle varie esperienze di organizzazione e mobilitazione nelle aziende di cui erano presenti rappresentanze, un operaio della Bekaert di Firenze è intervenuto telefonicamente e altri hanno mandato contributi e saluti scritti. Il centro del confronto è stato il legame fra le lotte spontanee e la lotta politica rivoluzionaria: “il problema che accomuna ogni azienda è il profitto dei capitalisti, la radice di ogni problema della società, la radice della guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari di cui la strage provocata dal crollo del ponte a Genova è una manifestazione”, ha detto Franco Menchetti, un nostro compagno operaio dell’indotto della GE di Massa. “Partire dalle fabbriche, dall’organizzazione e dalla mobilitazione degli operai è la scuola di comunismo che dobbiamo fare e che dobbiamo promuovere, perché le organizzazioni operaie sono il pilastro del nuovo potere che dobbiamo costruire attorno al partito comunista. Questo è quello che ho imparato nella Carovana, che mi ha aperto gli occhi per vedere il semplice dove prima mi sembrava tutto caotico e complesso. E’ semplice a comprendersi: dobbiamo costruire organizzazioni operaie in ogni azienda facendo leva sulla spinta alla mobilitazione che le condizioni generali creano, dobbiamo attrezzarci a difendere le aziende dalla chiusura, dalla morte lenta, dalle delocalizzazioni, dobbiamo imparare a farle funzionare senza i padroni… in questo modo possiamo e dobbiamo imparare a progettare la società e dobbiamo attrezzarci per mobilitarci e farla funzionare secondo gli interessi nostri, degli operai e delle nostre famiglie… dobbiamo attrezzarci a dettare le regole e farle rispettare. Nella società basata sul protagonismo degli operai i ponti non crollano…”

L’intervento del compagno Franco Menchetti ha suscitato riflessioni, alcuni operai le hanno espresse nella discussione, altri le hanno riprese ed esposte in altri momenti di della Festa. Gianni Di Vincenti, operaio alla Maserati di Grugliasco (TO), all’assemblea conclusiva della Festa è intervenuto riprendendo il discorso: “della mia esperienza in fabbrica posso dire che sono un operaio combattivo. Quando ci sono da promuovere scioperi e mobilitazioni non mi sono mai tirato indietro. Con l’esperienza di questa Festa ho però capito che mi manca qualcosa e non è la generosità o il coraggio di lottare, ma la scienza. A me manca il marxismo e ho capito che senza la giusta concezione del mondo non posso dare alla causa degli operai il contributo che invece voglio dare. Per questo ringrazio i compagni e le compagne del P.CARC per l’esperienza che ho fatto, ma li incalzo e chiedo espressamente di dedicarsi a curare la concezione mia e degli altri operai come hanno fatto e stanno facendo con altri”.

Dopo le Feste della Riscossa Popolare federali di giugno e luglio e quella nazionale di agosto, la campagna prosegue con le feste di Sezione che si svolgeranno da settembre a novembre e si legheranno ai lavori congressuali. Facciamo appello ai nostri lettori a parteciparvi e contribuire alla raccolta economica (che rappresenta uno specifico obiettivo delle feste) anche con sottoscrizioni sul Conto Corrente Bancario – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 intestato a Gemmi Renzo oppure sulla Postepay n. 5333 1710 0024 1535 intestata a Gemmi Renzo. Viva le Feste della Riscossa Popolare!

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