La lotta dei delegati della FCA di Termoli contro gli straordinari comandati è la lotta di tutti gli operai e i lavoratori!
NO a spartirsi il lavoro che quadra con gli interessi dei capitalisti!
NO ai ricatti e ai sacrifici per salvare i profitti di padroni, finanzieri e speculatori!
SI’ a un lavoro utile e dignitoso per tutti!
Per non subire la guerra dei Renzi, dei Marchionne e della loro comunità internazionale, dobbiamo combattere a modo nostro e decisi a vincere!
Proprio in questi giorni, la bandiera della “lotta al terrorismo” è diventata la bandiera per indurre le masse popolari ad arruolarsi nella “guerra tra noi e il resto del mondo” che occorre ai Marchionne per conquistarsi un ruolo di primo piano negli affari mondiali, nella spartizione dei profitti estorti ai lavoratori e ai popoli oppressi, è diventata la bandiera per alimentare tra le masse popolari il sostegno alla politica di guerra, di devastazione e di morte che i gruppi imperialisti conducono in tutto il mondo e che è la causa diretta degli attentati di Parigi e degli altri che colpiscono le metropoli degli aggressori.
Il Partito dei CARC esprime piena solidarietà e appoggio ai delegati che hanno alzato la bandiera della lotta contro le pretese di Marchionne e di Renzi alla FCA di Termoli.
Il discorso di Marchionne e degli altri padroni rampanti è “se lavorate come bestie vi facciamo lavorare”, forse… perché ci sono posti dove guadagnano di più perché possono sfruttare e inquinare più liberamente, ci sono tasse, imposte minori e i governi danno più incentivi di quello italiano, perché la speculazione finanziaria offre occasioni allettanti di investimento. I dirigenti della CISL, della UIL e dell’UGL dicono che “siccome c’è la crisi” gli operai non hanno alternative e devono fare come dice Marchionne, la Camusso e il resto della destra CGIL di fatto sono sulla stessa lunghezza d’onda anche se brontolano, sospirano e protestano un po’ di più. Giuseppe Tarantino, il segretario della FIOM Molise che ha disconosciuto lo sciopero indetto dai delegati FCA, segue a ruota la Camusso. Nella comunicazione con cui sconfessa lo sciopero contro lo straordinario obbligatorio indetto dalle RSA, Tarantino ribadisce la “contrarietà della FIOM all’utilizzo eccessivo dello straordinario che sottopone i lavoratori a un insopportabile carico di lavoro”. Ma finché la linea di Tarantino e del resto dei vertici della FIOM contro lo straordinario obbligatorio è quella di “restiamo in attesa di una convocazione da parte dell’azienda sulle questioni che riteniamo di estrema importanza e auspichiamo che si risolvano tempestivamente sulla base di un confronto che abbia tutti i criteri di una vera contrattazione sindacale” Marchionne potrà continuare a fare il bello e il brutto tempo. Non sono le richieste ai padroni, ma la forza dell’organizzazione e della mobilitazione degli operai che può farla finita con le pretese di Marchionne. I delegati FCA che hanno indetto sciopero fanno quello che la FIOM magari dice anche, ma non fa. Sono loro a dare gambe per marciare alla lotta contro gli straordinari obbligatori! Sempre Tarantino giustifica la sua sconfessione dicendo che “l’adesione agli scioperi degli scorsi sabati è stata pressoché nulla”. Se il suo obiettivo non è affermare che non è possibile altra linea che quella della resa al padronato, dovrebbe invece domandarsi cosa possono e devono fare, lui e gli altri dirigenti della FIOM, per allargare l’adesione agli scioperi e alla lotta contro le pretese di Marchionne.
Nella FIOM (come in tutte le organizzazioni sindacali non complici) si confrontano e scontrano due linee:
– mobilitare e raccogliere nuove forze tra gli operai e gli altri lavoratori avanzati oppure dimostrare a Marchionne, a Renzi, Squinzi e compagnia, cioè a chi vuole far fuori la FIOM e tutta la CGIL, di essere ragionevoli e “realisti”;
– sostenere e legarsi a chi resiste e si ribella con ogni mezzo e in ogni campo alle restrizioni e ai sacrifici che la classe dominante cerca di imporre oppure prendere le distanze da chi è “cattivo”, “violento”, “terrorista” secondo Marchionne, Renzi e Squinzi, cioè gli stessi che hanno messo anche la FIOM nel novero dei “cattivi”;
– mettere avanti la difesa e l’affermazione degli interessi e delle esigenze dei lavoratori e delle masse popolari oppure il rispetto delle leggi, delle norme e dei confini fissati dai padroni, dai ricchi, dal clero e dai loro governi per ostacolare, impedire, vietare la resistenza e la ribellione e colpire chi la organizza e vi partecipa;
– organizzare lavoratori, pensionati, precari, disoccupati a opporsi a chiusure, licenziamenti, sacrifici, disoccupazione, arbitri, ecc. oppure fare l’opposizione alla Camusso, chiederle di fare cose che non ha nessuna intenzione di fare.
Tarantino e quelli come lui, volenti o nolenti, sono i portavoce della seconda linea: è la linea della resa al padronato e ai suoi governi, è la linea della rassegnazione al vortice di sfruttamento, miseria e guerra in cui Renzi, Marchionne e la loro comunità internazionale ci stanno infognando, è la linea della distruzione della stessa FIOM.
I delegati della FCA che hanno indetto lo sciopero contro lo straordinario sono i portavoce della prima linea: è la linea della lotta, dell’unità e della riscossa dei lavoratori. Tanto più quanto più quei delegati assumeranno come loro “bersaglio” non le malefatte dei dirigenti della FIOM, ma l’organizzazione e la mobilitazione degli operai che, a Termoli come negli altri stabilimenti FCA, mal sopportano le pretese di Marchionne anche se non osano ancora scioperare e quanto più avanzeranno nella strada di estendere il coordinamento dei lavoratori e delle lavoratrici della FCA del centro-sud che avevano promosso a maggio di quest’anno.
Tanto più quanto più quei delegati abbracceranno in modo consapevole e determinato la linea della soluzione politica alla crisi di contro a chi invece riduce la soluzione alla crisi a una questione sindacale, economica, azienda per azienda: detto in altri termini, le misure d’emergenza che servono agli operai e al resto dei lavoratori, ai disoccupati, ai precari, agli studenti, ai pensionati e agli immigrati di contro alla linea della “FIOM che firma accordi” e del chiedere al governo Renzi una “politica economica”.
Alle pretese di Marchionne, i delegati della FCA di Termoli che hanno organizzato gli scioperi contro i sabati comandati oppongono che non sono disposti ad ammazzarsi di lavoro per far guadagnare a Marchionne 30 e passa milioni di euro all’anno e che se c’è più lavoro basta far rientrare i cassintegrati, stabilizzare i precari e assumere nuovi lavoratori.
Avanzando in questa lotta, gli operai troveranno che per non spartirsi il lavoro che quadra con gli interessi e i profitti dei capitalisti bisogna costituire un governo che mette al centro del suo programma la realizzazione della parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” e che questo sarà il modo in cui arriveremo a togliere tutta l’attività economica dalle grinfie di Marchionne, Riva, Colannino e altri individui a cui interessa solo aumentare il loro capitale e a riorganizzarla secondo un piano che risponde alle esigenze di beni e servizi della popolazione e degli scambi con altri paesi, si attua con la partecipazione attiva di tutti i lavoratori al massimo livello di cui ognuno è capace e sulla base del possesso comune e della gestione collettiva e consapevole delle forze produttive da parte dei lavoratori associati.
La lotta dei delegati FCA di Termoli conferma l’insegnamento indicato dal (nuovo)PCI all’indomani della lotta dei 21 giorni di Melfi nel 2004: “la società borghese, ultramoderna, postmoderna, postindustriale e tutto il resto che vogliono dire e che dicono ogni giorno con dovizia di mezzi e con strumenti raffinati, in realtà resta basata sul furto di tempo di lavoro altrui, sull’estorsione di tempo di lavoro non pagato. Lo sfruttamento del lavoratore salariato da parte del capitalista resta la cellula costitutiva dell’intera società, per quanto grandi e articolate siano le mistificazioni che lo nascondano e ancora più grandi, articolati e raffinati i discorsi fumogeni sparsi a piene mani allo scopo di confondere e fuorviare i lavoratori, di ingenerare disperazione o rassegnazione dove invece serve semplicemente organizzare la lotta di classe fino a farla finita con l’ordinamento capitalista e instaurare il socialismo.
Lo scontro su orario e salario: ecco la modernità della società postmoderna. Il “capitalismo ultramoderno”, il “capitalismo globalizzato” resta in realtà un ordinamento sociale da trogloditi, basato sul furto di tempo di lavoro altrui, sullo sfruttamento all’osso di chi lavora, sull’espulsione dal lavoro degli “esuberi”. Un ordinamento sociale che confina i lavoratori (cioè la massa della popolazione) nel ruolo di “variabili dipendenti” del capitale, cioè dei padroni. Un ordinamento sociale che funziona o almeno “va in pareggio” solo se i lavoratori stanno male. La lotta dei lavoratori di Melfi ha mostrato in modo più convincente di qualsiasi discorso l’antagonismo di interessi tra l’ordinamento sociale borghese e la massa della popolazione. Ha mostrato quale è il limite invalicabile di ogni democrazia borghese, quale è la “eguaglianza e libertà” compatibile con la sopravvivenza della società borghese. E tutto ciò nell’epoca della modernità e della conquista di Marte, dell’informatica e della robotica, della telematica e della cibernetica, delle nanotecnologie, della bioingegneria, ecc. A conferma che la tecnologia e la scienza nelle mani della borghesia servono a ribadire le catene e l’oppressione, la guerra e l’esclusione dalla società, a fare della maggioranza degli uomini e delle donne degli “esuberi” della loro società e delle variabili dipendenti dai loro interessi. E tutto ciò in uno dei paesi capitalisticamente più progrediti del mondo, in uno dei paesi capitalisticamente più ricchi del mondo, nel paese sede del Vaticano che si proclama il portavoce della bontà e della giustizia divine in terra, nel paese capitalista “più libero del mondo” e protetto dall’ “ombrello della NATO”, per usare le famigerate espressioni del rinnegato Berlinguer. È facile immaginare la democrazia e la civiltà che gli esponenti e difensori di simile società e di simile civiltà vanno a imporre in Iraq, in Afganistan, ad Haiti, in Costa d’Avorio e negli altri paesi in cui inviano i loro mercenari a mantenere il loro ordine e a imporre la loro pace”.
Proprio in questi giorni, la bandiera della “lotta al terrorismo” è diventata la bandiera per indurre le masse popolari ad arruolarsi nella “guerra tra noi e il resto del mondo” che occorre ai Marchionne per conquistarsi un ruolo di primo piano negli affari mondiali, nella spartizione dei profitti estorti ai lavoratori e ai popoli oppressi, è diventata la bandiera per alimentare tra le masse popolari il sostegno alla politica di guerra, di devastazione e di morte che i gruppi imperialisti conducono in tutto il mondo e che è la causa diretta degli attentati di Parigi e degli altri che colpiscono le metropoli degli aggressori.
Quelli che alzano la bandiera della “lotta al terrorismo” sono gli stessi criminali che spremono i lavoratori, chiudono le aziende, eliminano il CCNL e i diritti dei lavoratori, perseguitano gli immigrati, devastano l’ambiente, smantellano la scuola, la sanità e i servizi pubblici, impongono tasse e ticket, moltiplicano le missioni di guerra, gli armamenti e le spese militari.
Solo se prendiamo in mano la situazione e cambiamo il corso delle cose possiamo prevenire la guerra verso cui passo dopo passo gli Obama, gli Hollande, i Renzi, i Netanyahu e la loro comunità internazionale ci stanno trascinando.
I 60 mila e più operai dell’auto degli stabilimenti italiani della FCA hanno il grande vantaggio di essere raggruppati in una struttura produttiva che Marchionne non ha ancora del tutto disperso. I lavoratori comunisti e i lavoratori più avanzati di ogni stabilimento devono organizzarsi e i loro comitati coordinarsi tra loro e con i comitati degli operai di altre aziende. Questo è un passo della riscossa di cui tutti i lavoratori e tutte le masse popolari hanno bisogno. Un passo verso la costituzione del governo d’emergenza delle masse popolari organizzate. Questa è la linea che noi comunisti indichiamo a tutti i lavoratori avanzati e per la cui attuazione li sosterremo con ogni mezzo. Non siamo nelle mani dei Marchionne, dei Renzi, degli Squinzi e della loro comunità internazionale se prendiamo nelle nostre mani il nostro destino. Nessuno è in grado di impedircelo: dipende da noi.
Non sono i padroni e i loro governi a essere forti, sono gli operai e il resto delle masse popolari che devono far valere la loro forza!
Costruire organizzazioni operaie nelle aziende private e organizzazioni popolari nelle aziende (ancora) pubbliche che si occupino sistematicamente della salvaguardia delle aziende e stabilire collegamenti con organismi operai e popolari di altre aziende, mobilitare e organizzare le masse popolari, i disoccupati e i precari della zona circostante a svolgere i compiti che le istituzioni lasciano cadere, a gestire direttamente parti crescenti della vita sociale, a distribuire nella maniera più organizzata di cui sono capaci i beni e i servizi di cui la crisi priva la parte più oppressa della popolazione, a non accettare le imposizioni dei decreti governativi e a violare le regole e le direttive delle autorità.
Organizzarsi e coordinarsi per costituire un governo di emergenza popolare che tiene aperte le aziende, riconverte quelle dannose e ne apre di nuove, che assegna a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, che assicura a ogni persona quanto serve per vivere!
Così ribaltiamo la situazione per cui oggi Marchionne ha un progetto per far fuori i delegati e gli operai combattivi dagli stabilimenti FCA e indurre gli operai a lavorare se, come e quando va bene ai suoi affari, mentre gli operai avanzati non hanno ancora un progetto per far funzionare gli stabilimenti FCA senza Marchionne.
Il Partito dei CARC sostiene e organizza ogni operaio e ogni lavoratore che si mette su questa strada, che decide di prendere in mano il proprio futuro!