La lettera che segue è indirizzata a un compagno di Reggio Emilia che in questi mesi sta conoscendo il Partito e, con un gruppo di operai, sta iniziando le sue prime attività di collaboratore e medita di presentare la lettera di candidatura a membro. Questa lettera è indirizzata a lui, ma riteniamo di interesse pubblicarla dato che parla a tanti altri operai come lui, a tanti compagni della base rossa che sono alla ricerca di un ambito, di un progetto, di un collettivo… di un Partito. E questa lettera è di intersse anche per tanti compagni che sono già membri: leggendola, ognuno troverà spunti per valutare la concezione che ha dell’organizzazione, della militanza, del contributo che da al collettivo.
Caro compagno,
ti scrivo per riprendere e approfondire alcuni argomenti che abbiamo trattato nella riunione di ieri sulla tua entrata nel P.CARC e sulla costruzione della sezione a Reggio Emilia con il nucleo di operai che ti stanno seguendo nello sviluppo del rapporto con il Partito perchè coscienti che anche se in fabbrica le cose vanno bene bisogna darsi da fare perché è la società nel suo insieme che va in malora.
Quello che vi suscita interesse nei nostri confronti è che lottiamo per il socialismo, per liberarci dai padroni e per costruire una società diretta dai lavoratori. Che non siamo riformisti ma vogliamo fare la rivoluzione e operiamo per costruirla tirando insegnamenti dal passato. Che “non facciamo solo chiacchiere” ma resistiamo agli attacchi repressivi sferrati dal nemico e lottiamo contro di essi passando dalla difesa all’attacco, non facendo passi indietro, non collaborando o pentendoci, non lasciando i compagni da soli, mai, nelle mani del nemico e che i nostri dirigenti sono i primi ad essere esposti alla repressione (anziché fare la corsa alle “poltrone” nelle assemblee elettive o utilizzare il partito per fare di affari, come avveniva nel PRC da cui provieni). In sintesi, in noi vedete dei “veri comunisti”, un partito non corrotto, non affarista, non colluso con i padroni, con il Vaticano e con il loro regime e in cui la filosofia “se il nemico colpisce uno, rispondiamo tutti!” vive sul serio e non è solo una bella frase.
Via via state iniziando a vedere, a capire anche quale è la concezione che guida il funzionamento interno al nostro Partito, che cosa significa essere membro del P.CARC ma anche collaboratore e simpatizzante. State iniziando a capire che i membri del Partito non sono delle “tessere”, dei “numeri”, dai “manovali” che portano bandiere, affiggono manifesti elettorali e raccolgono voti. State iniziando a capire che nel Partito la formazione ideologica e politica, l’elevazione culturale, la discussione costituisce un tassello fondamentale. Ed è questa la cosa che sempre più sta alimentando il vostro legame con noi.
Il Partito è una squadra (un collettivo): gli operai, i proletari si organizzano in Partito perché da soli non hanno alcuna incidenza nella lotta di classe. Il padrone conta nella società borghese perché ha il capitale. L’operaio se non si organizza in Partito non conta nulla. Solo nel collettivo-Partito trova la sua forma organizzata di lotta per liberarsi dai padroni e costruire una società a “sua misura”, in cui il potere è in mano agli operai organizzati e coscienti (e la repressione è utilizzata contro la borghesia espropriata dei mezzi di produzione che cerca di ribaltare la situazione, di ripristinare il vecchio, marcio ordinamento sociale), in cui sono gli operai a decidere cosa produrre e come produrre, una società in cui “il libero sviluppo di ognuno è condizione per il libero sviluppo di tutti!” (Marx ed Engels, Manifesto del partito comunista).
Il Partito è una scuola, una scuola di tipo speciale. Nel Partito avete trovato un ambito in cui porre le vostre domande (da che cosa sono il socialismo e il comunismo alla natura della crisi, dal bilancio dei primi paesi socialisti a quello della Resistenza e degli anni ’70, da come lottare per liberarci dai padroni a come organizzarsi fuori dalla fabbrica, ecc.), in cui confrontarvi, capire, alimentarvi.
Questi erano tutti discorsi che fino a poco fa vi “facevate tra voi”, bevendo una birra, a latere di altre discussioni, magari sull’onda di emotività e di “sfoghi di rabbia” e, inoltre, senza renderli guida per l’azione, organizzazione e pratica. Ora avete trovato invece l’ambito in cui questi argomenti sono trattati scientificamente, con rigore e in modo approfondito, in cui si fa formazione su di essi e in cui si creano le condizioni organizzative (riunioni, sedi, trasferte di dirigenti per tenere gli incontri, ecc.) per affrontarli nel dovuto modo, andando fino in fondo alle questioni per rendere i compagni capaci di analizzare la realtà e il passato in modo avanzato. Avete trovato l’ambito in cui pensare, imparare a pensare è un’attività centrale. La borghesia ci insegna infatti solo ad obbedire: “altri sono pagati per pensare!”. Per liberarci dalla sua oppressione dobbiamo imparare a “usare la testa”.
“I comunisti sono quelli che hanno una comprensione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e che su questa base la spingono sempre avanti” (Marx ed Engels, Manifesto del partito comunista). Nel Partito i compagni sono immessi in un processo di crescita intellettuale e morale costante, che avviene sotto la guida dei dirigenti e con il sostegno del collettivo, con cui i compagni apprendono la concezione comunista del mondo e imparano ad utilizzarla nella pratica: ad utilizzarla per comprendere la realtà (le condizioni, le forme e i risultati della lotta di classe) e a trasformarla (spingere in avanti la lotta di classe). Senza scienza, senza la concezione comunista del mondo, si naviga a vista, si è in balia delle onde. Senza teoria rivoluzionaria non può esserci un movimento rivoluzionario. Al massimo si possono organizzare delle lotte sindacali e rivendicative, delle proteste.
Alla formazione intellettuale e morale si affianca anche quella all’attività politica (ad es. come tenere una riunione, un intervento in un’assemblea, come fare una diffusione di Resistenza e un volantinaggio, come produrre un comunicato, come gestire una sede, come partecipare ad una manifestazione, come costruire una sezione, ecc.) per insegnare ai compagni a muoversi con autonomia in tutte le situazioni. In questo processo oggi sezione, attraverso l’azione del Centro del Partito (dei dirigenti nazionali), apprende dalle esperienze fatte dalle altre sezioni: le scoperte fatte da una sezione diventano patrimonio di tutto il Partito, ogni sezione si alimenta dell’esperienza fatta dall’insieme del Partito e non deve “cominciare da zero” per ogni attività.
Il Partito è unità sulla concezione e sulla linea. Ieri abbiamo ragionato sul fatto che nessun compagno deve sentirsi obbligato ad entrare nel Partito (magari per via di legami di amicizia o di stima che ha con te). L’adesione deve essere volontaria, cosciente e fatta su basi solide. Non ci interessa avere un “tessera” in più. Al P.CARC si aderisce perché si condivide la concezione del mondo che lo guida, l’obiettivo che persegue, la linea e i metodi con cui intende raggiungerlo.
Il Partito non è un “gruppo di amici” a cui si aderisce per legami personali e/o affettivi oppure in cui si sta sulla base della “fedeltà” a questo o quel dirigente (come avviene nei partiti della sinistra borghese). Con chi non vuol entrare nel Partito ma nutre simpatia per esso, di certo non rompiamo i rapporti ma impostiamo un piano di collaborazione e formazione attraverso cui alimentiamo la sua crescita e mobilitazione: la nostra impresa è grande e il contributo di ognuno è prezioso. La cosa importante, decisiva, è che chi vuol entrare nel Partito non si faccia frenare da chi tentenna: deve essere l’avanzato a dirigere l’arretrato e non viceversa; inoltre l’avanzato non deve subordinare le sue decisioni alla condivisione dell’arretrato. Pensa anche alla tua esperienza in fabbrica: quando ci sono degli scioperi, all’inizio il gruppo trainante è piccolo e ad esso poi si aggregano altri che, di solito, all’inizio erano scettici o sfiduciati. Un processo analogo vale per l’entrata nel Partito e/o la costruzione di una sezione.
Un compagno che entra nel P.CARC deve sapere in che Partito sta entrando: è per questi motivi che per entrare nelle nostre fila non basta “chiedere l’iscrizione” ma bisogna fare un percorso di candidatura con cui si promuove la conoscenza del Partito da parte del compagno (la sua analisi, linea e funzionamento) e la conoscenza del compagno da parte del Partito (è anche un aspetto attinente alla vigilanza rivoluzionaria contro spie e provocatori).
La candidatura ha una durata di tempo definita ed è un percorso teorico e pratico fatto di studio e discussione della concezione e linea del Partito e di attività pratica con esso (al compagno si assegnano compiti e, inoltre, inizia a versare la quota mensile). Al termine del periodo di candidatura si tira un bilancio e si procede nell’entrata nel Partito (salvo valutazioni differenti da parte del Partito o del compagno). Con l’entrata nel P.CARC procede la formazione e trasformazione del compagno e gli vengono assegnati dei compiti ben definiti che svolgerà con il sostegno e sotto la guida del collettivo.
Questa è la base anche per insegnare ai compagni a trattare in modo avanzato e costruttivo (ossia mettendo al centro del dibattito gli obiettivi, la linea, i metodi e le proposte) e non come contrasti personali le divergenze che inevitabilmente emergono nel corso dell’attività politica; per insegnare a non vivere le critiche come affronti, fino ad arrivare a scadere in “o si fa come dico io o me ne vado!”.
La democrazia proletaria nel Partito. “Io sono contro i capi” mi hai detto quando ti abbiamo proposto di diventare tu, in prospettiva, il segretario della sezione. Fai bene ad essere contro i capi borghesi, clericali, camorristi. Noi non abbiamo bisogno di capi, ma di dirigenti comunisti. I dirigenti comunisti sono coloro che formano gli altri compagni, insegnano loro a pensare, li organizzano, li fanno crescere, li guidano nel fare esperienza politica e penseguono l’obiettivo di renderli migliori di se stessi. Occorrono dirigenti comunisti.
Nel Partito non nascondiamo le differenze che ci sono tra i membri (livello di formazione ideologica e politica, di trasformazione intellettuale e morale, di esperienza politica, ecc.) ma chi è più avanti insegna a chi è indietro e chi è indietro si impegna ad avanzare, a crescere e a delegare sempre meno. Chi è fuori dal Partito ed entra deve accettare la direzione e avanzare: quanto più avanza tanto più partecipa anche al processo decisionale. Quindi nel Partito bisogna dirigere e far avanzare, avanzare e diventare dirigenti.
Un partito di comunisti è democratico non perché non ci sono dirigenti e tutti i suoi membri votano (questa è la democrazia borghese, in cui l’operaio della FCA e Marchionne sarebbero uguali visto che entrambi votano!), ma perché c’è un insieme di organi dirigenti e un insieme di attività per elevare il livello intellettuale e morale di tutti i suoi membri (il nostro obiettivo non è avere manovalanza, ma compagni dediti alla causa del comunismo, che sanno orientarsi e orientare). Questa è la democrazia di cui abbiamo bisogno: la democrazia proletaria. Questa concezione dal punto di vista organizzativo si traduce nel centralismo democratico ossia nella subordinazione dell’individuo al collettivo, della minoranza alla maggioranza, dell’istanza inferiore all’istanza superiore.
Noi non siamo democratici nel significato che nell’attuale società il senso comune dà alla parola democratico, perché il senso comune alla parola democratico associa: siamo già tutti uguali. Ma non è vero, è una menzogna, è una turlupinatura che la classe dominante fa quando dice che siamo uguali, perché un ricco non è uguale a un lavoratore. La società borghese è divisa in classi sociali di sfruttati e sfruttatori. Il fatto che per un individuo sia più o meno facile il passaggio da una classe all’altra (la promozione sociale) non cancella il fatto che la società è divisa in classi ognuna caratterizzata dalla sua posizione nel meccanismo della vita sociale.
Noi siamo per l’uguaglianza nel senso che noi siamo per l’abolizione appunto della divisione tra ricchi e lavoratori, siamo per l’abolizione delle classi in modo che ogni individuo possa liberamente svilupparsi al massimo delle sue capacità i cui limiti non sono definiti e non presumiamo neanche di definire. Costruiamo una società in cui “il libero sviluppo di ognuno è la condizione del libero sviluppo di tutti”. Però ciò presuppone che oggi non siamo uguali, che non partiamo da una società dove regna l’eguaglianza. Proclamare oggi l’eguaglianza, vuol dire condannare quelli che sono sottoposti a rimanere sottoposti, dire che siamo eguali anche se loro sono sottoposti, che il fatto che loro sono sottoposti è secondario, siamo lo stesso tutti eguali.
Il Partito sei anche tu, siete anche voi. “Quando apriamo una sede? Sarebbe molto bello!” ci hai detto in queste settimane. Ieri ti ho risposto che per aprire la sede e costruire una Casa del Popolo bisogna innanzitutto creare il nucleo costruttore della sezione di Reggio Emilia. Una casa si inizia a costruire dalle fondamenta. Costruire il nucleo significa innanzitutto entrare tu nel Partito (fare la candidatura per entrare nel Partito) e, attraverso la tua azione, spingere in avanti anche gli altri compagni.
Il Partito sei anche tu, siete anche voi. Il Partito non è un’entità metafisica (astratta) che cala dal cielo e che crea dall’alto le cose. Per costruire una sezione e per aprire una sede dovete concepirvi innanzitutto voi come gli artefici di questo processo, prendere l’iniziativa, legarvi al Partito, entrare nella scuola del Partito e, su questa base, creare le condizioni organizzative, finanziarie e logistiche per aprire una sede.
Quello che sarà della costruzione del Partito a Reggio Emilia dipende principalmente da te, da voi. Il Partito indirizza, forma e sostiene, ma devi essere tu, dovete essere voi, a prendere l’iniziativa e a mobilitarvi. La costruzione di un nuovo mondo, del socialismo, inizia con la candidatura nel Partito e la costruzione della sezione. Il Centro sosterrà al meglio delle sue capacità e possibilità tutto coloro che si cimenteranno su questa strada.
Avanti verso il nuovo assalto al cielo, compagno!
Il Responsabile Nazionale del Settore Organizzazione