Firenze. Gli operai di GKN e CSO, due delle fabbriche più grandi, importanti e storicamente combattive della provincia, hanno diffuso un volantino comune con questo titolo in occasione dello sciopero della FIOM contro il Jobs Act dello scorso 8 ottobre, in cui è stato parzialmente bloccato per due ore il viale davanti allo stabilimento di Campi Bisenzio. L’hanno riproposto al partecipatissimo corteo studentesco del 10 ottobre, in cui sono andati a portare ai ragazzi la loro solidarietà. Nell’intervento li hanno invitati a unirsi al corteo che avrebbero organizzato il 16 ottobre nella zona industriale dell’Osmannoro, una delle più importanti della città, e la risposta è stata un boato seguito da un lungo applauso di approvazione. Questa iniziativa ha suscitato evidentemente la preoccupata reazione delle forze dell’ordine, tanto che il 16 hanno letteralmente blindato la zona per un raggio di diversi chilometri, bloccando il traffico di mezza città e instaurando una vera e propria “zona rossa”. Gli operai hanno tratto un primo bilancio di questa esperienza, sintetizzato in una lettera aperta di uno di loro di cui riportiamo uno stralcio: “Noi siamo gente che impara subito, la prossima volta non ci fregate, il merito lo vogliamo noi e non voi…. Appariremo come funghi, volantineremo e spariremo inghiottiti dalla città per rispuntare dove non ve lo aspettate, a chilometri di distanza. Perché vedete, cari lorsignori, potete bloccare l’Osmannoro, ma non riuscirete a bloccare il mondo. E i proletari, lo sanno anche i sassi, non hanno nazione”. Con questo esempio concreto gli operai GKN e CSO hanno scompaginato le liturgie sindacali e immediatamente aggregato altri operai (come quelli di Ferragamo, altra grossa azienda della zona), studenti, esponenti dei movimenti e quanti sono riusciti a raggiungerli superando i numerosi posti di blocco di vigili e polizia. Il loro obiettivo è unificare le lotte contro il nemico comune, il governo Renzi-Berlusconi, lo striscione che hanno portato sempre insieme sotto la Regione il 22 ottobre quando c’è stato lo sciopero provinciale della FIOM (“il PD è nemico dei lavoratori”) indica che concepiscono quella in corso come una battaglia soprattutto politica e non solo sindacale.
Con questo spirito hanno partecipato alla manifestazione della Cgil del 25 ottobre e parteciperanno alle prossime iniziative territoriali fino allo sciopero sociale del 14 novembre, perché “non è più il momento delle chiacchiere e delle promesse, non è più il momento dei falsi incontri o delle lotte minacciate e poi non fatte…. in questo momento c’è bisogno di costruire una risposta che sia all’altezza dell’attacco che ci viene rivolto, di scegliere se si sta con i lavoratori oppure no. E quindi di far crescere questo tipo di iniziative fino allo sciopero generale che fermi l’intero paese”.
Queste RSU e operai combattivi si pongono nei fatti come soggetto politico oltre che sindacale, orientano altri settori delle masse popolari come gli studenti e tutto questo lo fanno partendo dalla fabbrica, occupandosi del futuro della stessa e coinvolgendo in questa operazione tutto il territorio circostante. Infatti una parte del capannone della GKN è inutilizzata e il padrone pensa di metterla a profitto vendendola o affittandola, ma gli operai si sono “impuntati” di mobilitare tecnici, professionisti, consiglieri regionali per progettarne la riconversione per un uso più utile della speculazione, come può essere l’allargamento dell’attività produttiva seguendo norme ecocompatibili e tecnologicamente all’avanguardia. Questo significa “occupare la fabbrica” anche senza l’emergenza della crisi per chiusura e/o ristrutturazione, ma anche quando è in piena attività. Un altro modo per rafforzare il ruolo di centro di riferimento e mobilitazione per le masse popolari è l’applicazione concreta della linea annunciata dal segretario del loro sindacato, Landini, degli sciopero al rovescio. Dalle nostre parti c’è solo l’imbarazzo della scelta: dal potenziamento della raccolta differenziata a discapito dell’inceneritore che Renzi vorrebbe regalare alla provincia fiorentina alla manutenzione di canali e canalette in modo che i paesi non vengano allagati al primo acquazzone, per non parlare delle manutenzioni ordinarie e straordinarie delle strutture pubbliche (scuole, asili, parchi e via discorrendo). C’è “solo” da affrontare politicamente la questione, a partire dall’utilizzo delle fabbriche in quanto centri di competenze, conoscenze e attrezzature che diventano il punto di riferimento e di connessione della lotta di classe con le masse popolari.
Il segretario della sezione di Firenze