[Livorno] Mao Tse-Tung: sulla via italiana al socialismo. Il crollo del revisionismo moderno

Di seguito la relazione tenuta dalle compagne Silvia Fruzzetti e Mariangela Nasillo della Segreteria Federale Toscana all’iniziativa che si è svolta il 22 febbraio a Livorno su: “Mao Tse -Tung: sulla via italiana al socialismo. Il crollo del revisionismo moderno”.

sembrare una discussione apparentemente teorica e slegata dalla pratica dei compiti dei comunisti di oggi ma in realtà non è così. Infatti, da quando nel 1848 il comunismo è diventato non solo un movimento pratico di trasformazione dello stato delle cose presenti ma anche una concezione del mondo, una scienza che va studiata, assimilata, applicata e difesa, la lotta sul fronte teorico è diventata parte integrante della lotta delle masse popolari contro la borghesia imperialista per il comunismo. L’importanza della lotta sul fronte teorico è data dal fatto che ha delle ricadute anche sul altri fronti della lotta in cui i comunisti dirigono le masse popolari: quello economico, quello politico.

1.

La necessità di fare questo salto aprì nel movimento comunista internazionale un’aspra lotta ideologica che vedeva fronteggiarsi due linee: la sinistra che sosteneva la prosecuzione della lotta contro l’imperialismo ma non aveva un’adeguata strategia da opporre alla linea di destra la quale, invece sosteneva la linea di collaborazione tra le due classi, di coesistenza tra i due campi. Questa era la linea dei revisionisti moderni i quali patrocinavano l’idea che la forza del movimento comunista aveva consentito di attenuare gli antagonismi di classe il che rendeva possibile una trasformazione graduale e pacifica verso il socialismo2.

La linea dei revisionisti moderni poggiava le sue basi sulla situazione economica che si era venuta a creare all’indomani della fine della prima crisi generale: le due guerre mondiali avevano aperto un periodo, temporaneo, di riaccumulazione del capitale che metteva la borghesia nella condizione di poter cedere alle masse popolasi migliori condizioni di vita, senza contare la spinta rappresentata dalle lotte e dalla presenza del movimento comunista con cui la classe dominante doveva necessariamente concorrere. Si affermò nei paesi imperialisti quello che noi definiamo il capitalismo dal volto umano (che durò dal 1945 al 1975) e che si caratterizzò come una fase in cui la produzione capitalista poté espandersi nuovamente, il proletariato e le masse lavoratrici poterono strappare una serie di miglioramenti. È su questo terreno concreto, economico, che si affermarono i revisionisti e i riformisti in tutti i paesi imperialisti.

In Italia questa trasformazione economica riguardò il decennio tra il 1955 al 1965. In questo decennio si verificò quello che la borghesia chiamava “orgogliosamente” il miracolo economico.

3. È in questi anni che il PCI compì ulteriori passi in avanti nel divenire a tutti gli effetti il partito di opposizione nell’ambito dello schieramento borghese.

Con l’VIII congresso la via pacifica, democratica, parlamentare al socialismo tramite le riforme di struttura e l’allargamento continuo dei diritti democratici delle masse, venne proclamata la via italiana al socialismo e proposta, addirittura, in sede internazionale come modello (quello che poi diverrà l’eurocomunismo). Il tentativo di far valere questa linea per l’intero movimento comunista internazionale, come aveva dichiarato Toglietti, spinse il PCC a intervenire e a redigere i due famosi documenti: “Le divergenze tra il compagno Togliatti e noi” e “Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi”. In questi documenti i comunisti cinesi smascherano le tesi sostanzialmente anti – marxista patrocinate da Togliatti:

Toglietti sostiene che l’analisi di Lenin in Stato e Rivoluzione non è più sufficiente. Secondo la loro teoria delle riforme di struttura, non c’è bisogno in Italia di una rivoluzione proletaria, non c’è bisogno di infrangere la macchina dello Stato borghese e non c’è bisogno di instaurare la dittatura del proletariato (…). Essi assumono che lo stato sia uno strumento al di sopra delle classi e credono che lo stato borghese possa condurre una politica socialista, essi assumono che la democrazia borghese sia una democrazia al di sopra delle classi e credono che il proletariato possa elevarsi ad essere la classe dirigente dello stato facendo affidamento su tale democrazia. Questa teoria delle riforme di struttura è un completo tradimento delle teorie marxiste-leniniste sulla rivoluzione proletaria e sulla dittatura del proletariato” altro passaggio: “Sebbene la Costituzione italiana incorpori alcune conquiste ottenute dalla classe lavoratrice rimane una costituzione borghese e come la democrazia praticata in tutti gli altri paesi capitalisti la democrazia praticata in Italia è una democrazia borghese cioè una dittatura borghese”4.

Rispetto alle lotte rivendicative i comunisti cinesi affermavano che: “è del tutto necessario per la classe operaia nei paesi capitalisti condurre quotidiane lotte economiche e lotte per la democrazia. Ma, lo scopo di queste lotte è conseguire miglioramenti parziali nelle condizioni di vita della classe operaia e del popolo lavoratore, di educare le masse ed organizzarle, elevare la loro coscienza ed accumulare la forza rivoluzionaria per la conquista del potere dello stato quando i tempi sono maturi. I marxisti-leninisti mentre favoriscono la lotta per le riforme si oppongono fermamente al riformismo. I fatti hanno provato che ogni volta che le rivendicazioni politiche ed economiche delle masse abbiano ecceduto i limiti permessi dai capitalisti il governo italiano è ricorso alla repressione”5.

Per approfondire consigliamo la lettura di:

Manifesto Programma del (n) PCI scaricabile al seguente link: http://www.nuovopci.it/classic/mao/indexmao.html

Le intere Opere di Mao delle Edizioni Rapporti Sociali sono scaricabili al seguente link: http://www.nuovopci.it/classic/mao/indexmao.html

1Vedi, Rapporti Sociali 23/24

2Vedi Manifesto Programma

3Vedi Renzo Del Carria, Proletari senza rivoluzione. Storia delle classi subalterne in Italia, vol. 2

4Vedi, Mao Tse-Tung, Ancora sulle divergenze fra il compagno Togliatti e noi, in Opere, vol. 19, Edizioni Rapporti Sociali

5Ibidem